Nella circolare, viene chiarito che la responsabilità del datore di lavoro nel contagio medesimo, è ipotizzabile in caso di violazione della legge o di obblighi, che nel caso dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 si possono riassumere nella non definizione del protocollo sulla sicurezza secondo quanto stabilito dal accordo del 14 marzo tra Governo, sindacati e imprese e dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 17 maggio 2020 e relativi allegati.
L’articolo 2 del D.L 16 maggio 2020 n. 33 prevede, in caso di mancata applicazione delle misure per prevenire la diffusione del contagio Covid-19, l’applicazione di sanzioni amministrative fino ad euro 3.000,00.
La circolare n. 22 del 20 maggio 2020, ad integrazione e precisazione delle prime indicazioni fornite con la circolare n. 13 del 3 aprile 2020, ribadisce che l’Inail, ai sensi dell’art. 42, c. 2 del decreto legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito dalla legge 24 aprile 2020, n.27, fornisce tutela infortunistica ai lavoratori che hanno contratto l’infezione SARS-Cov-2 in occasione di lavoro, secondo il consolidato principio giuridico che equipara la causa virulenta alla causa violenta propria dell’infortunio.
L’indennità per inabilità temporanea assoluta copre anche il periodo di quarantena o di permanenza domiciliare fiduciaria – sempre che il contagio sia riconducibile all’attività lavorativa – con la conseguente astensione dal lavoro.
Gli oneri degli eventi infortunistici del contagio non incidono sull’oscillazione del tasso medio per andamento infortunistico, ma sono posti a carico della gestione assicurativa, a tariffa immutata, e quindi non comportano maggiori oneri per le imprese.
Con la circolare vengono inoltre meglio precisati i criteri e la metodologia su cui l’Istituto si basa per ammettere a tutela i casi di contagio da nuovo coronavirus avvenuti in occasione di lavoro e vengono altresì chiarite le condizioni per l’eventuale l’avvio dell’azione di regresso, precisando a tal fine che in assenza di una comprovata violazione delle misure di contenimento del rischio di contagio indicate dai provvedimenti governativi e regionali, sarebbe molto arduo ipotizzare e dimostrare la colpa del datore di lavoro.