L’assioma delle startup che crescono in modo inarrestabile sembra essere scalfito dai dati relativi allo scorso anno: diminuiscono i dipendenti, scende il valore della produzione, peggiora il reddito operativo. Probabilmente è presto per fare bilanci definitivi, per ora però i dati descrivono una realtà lontana dai fasti degli anni che seguirono la nascita della normativa sulle start up innovative.
Il quadro delle agevolazioni sembra stia perdendo appeal: nel 2019 ha pesato il flop dei super incentivi fiscali (fino al 50%) che erano stati varati con la manovra finanziaria di due anni fa per poi essere immediatamente bloccati dalla Commissione europea.
A fine 2019 il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese era pari a 10.882, con un tasso di crescita trimestrale del 2,6%: bassissimo, rispetto agli anni di maggiore vivacità (+21% nel 2014, +9,3% nel 2015 a parità di periodo).
Le start up innovative impiegavano a fine settembre dello scorso anno 13.903 persone, 781 in meno rispetto al secondo trimestre, ed il numero medio degli addetti è calato da 3,5 a 3,2. Contemporaneamente aumentano i soci (50.816), presumibilmente coinvolti nell’attività di impresa, ed il dato riequilibra il computo complessivo della forza lavoro (+1,1%); dati molto lontani dagli anni d’oro (+10% nel 2015, +8,5% nel 2017).
Anche i principali indicatori economico finanziari non sono ai livelli passati: il valore della produzione medio per impresa è risultato di 175mila euro (12mila euro in meno rispetto al trimestre precedente). L’attivo medio (311mila euro) cala di 19mila euro, la produzione complessiva (1,16 miliardi) diminuisce di 31 milioni. Il reddito operativo totale è negativo per 85,6 milioni, in peggioramento di oltre 2 milioni.
Questi numeri non sembrano aver scoraggiato il legislatore: la legge di bilancio 2019 aveva innalzato dal 30 al 40% le aliquote delle detrazioni e deduzioni fiscali per persone fisiche e società che investono nelle startup, con una punta del 50% in caso di acquisizione dell’intero capitale sociale dell’azienda.
Solo a norma ormai varata, però, il ministero aveva scoperto i limiti di compatibilità con le regole Ue decidendo di non procedere con la notifica della misura a Bruxelles. Così quell’incentivo si è volatilizzato. Ora in Parlamento si discute della possibilità di riproporre un intervento simile, opportunamente rivisto per superare le obiezioni europee. Proposta che punta anche alla completa detassazione per le plusvalenze derivanti da partecipazioni in start up o Pmi innovative, alla deducibilità del 50% delle minusvalenze e a uno sconto fiscale del 90% se si acquisisce un’impresa in procedura fallimentare.
Anche al Ministero dello Sviluppo si sta consolidando la consapevolezza che le norme di favore per le startup hanno bisogno di una seria revisione. E nel nuovo pacchetto innovazione potrebbe trovare posto anche un rafforzamento delle procedure semplificate dei visti per gli investitori e i lavoratori autonomi impegnati nelle startup.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)