Il recente Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: ambienti/superfici. Aggiornamento del Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020. Versione del 20 maggio 2021” non solo presenta utili indicazioni, aggiornate alle ultime conoscenze scientifiche, sulle attività di disinfezione/sanificazione, ma permette anche di fornire risposte e approfondimenti riguardo ad alcune nuove modalità di sanificazione.
Nel riportare indicazioni su purificatori e ionizzatori nel contesto dell’emergenza COVID-19, tratte dal nuovo Rapporto ISS (Rapporto ISS COVID-19 n. 12/2021), ci soffermiamo sui seguenti argomenti:
Il Rapporto indica che i purificatori dell’aria con filtro “sono sistemi per filtrare inquinanti o contaminanti presenti nell’aria mediante filtrazione”. E secondo la US EPA, “se utilizzati correttamente, i filtri dell’aria e i filtri HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning) possono aiutare a ridurre la presenza di contaminanti atmosferici, inclusi i virus, presenti in ambienti interni”.
Il documento ISS indica che, a livello generale, “per individuare un purificatore dell’aria efficace nel filtrare i virus sono necessarie le seguenti caratteristiche:
La US EPA riguardo ai purificatori d’aria in ambiente domestico sottolinea come “non siano sufficienti da soli per proteggere le persone dal SARS-CoV-2. Inoltre, per ridurre i rischi di trasmissione attraverso la via aerea, il flusso d’aria filtrata deve essere diretto in modo che non passi direttamente da una persona all’altra”. E in ambienti di grandi dimensioni nei quali siano presenti sistemi con filtri HVAC “va considerata la possibilità di utilizzare filtri con efficienza più alta oppure effettuare un’integrazione con purificatori di aria portatili”.
Si indica poi che sono disponibili in commercio anche “purificatori d’aria basati sulla tecnologia a plasma, in grado di generare radicali di vario tipo, efficaci nel ridurre la carica microbica, compresi i virus, presenti nell’ambiente”.
Come principio generale – continua il Rapporto – la ionizzazione “promuove la formazione controllata di specie ioniche, tramite l’interazione di uno stimolo (elettrico, elettromagnetico, raggi UV, ecc.) con molecole neutre quali acqua, anidride carbonica oppure ossigeno, liberando elettroni con formazione di radicali liberi responsabili dell’azione microbicida”. E la qualità dell’aria emessa da questi sistemi che generano radicali liberi, con lo scopo di trattare/sanificare l’aria, “dipenderà dalle caratteristiche dell’apparecchio e dalle condizioni operative, dalla composizione della matrice trattata, dalle caratteristiche dell’aria in entrata e dalla concentrazione di fondo di radicali liberi, oltre che dai sottoprodotti che si possono formare in seguito al trattamento”.
Riguardo poi alla tutela degli utilizzatori, professionali e non, in linea con l’approccio generale in uso per i prodotti disinfettanti o per i sanitizzanti/sanificanti, “qualora le apparecchiature in grado di generare radicali di vario tipo rivendichino nelle specifiche efficacia nel ridurre la carica microbica, compresi i virus presenti nell’ambiente, tale azione deve essere dimostrata sperimentalmente in relazione al claim e alla destinazione d’uso e presentata nel dossier per l’eventuale domanda come biocida all’Agenzia ECHA”.
La US EPA indica poi che “alcuni purificatori d’aria generano, intenzionalmente o no, ozono. Questi prodotti non sono sicuri in presenza di persone essendo l’ozono irritante per le vie respiratorie. Pertanto, i purificatori che generano ozono come sottoprodotto non devono essere utilizzati in spazi occupati da persone”.
Si segnala anche che “un’altra tecnologia che genera particelle caricate negativamente o positivamente che può essere utilizzata nei sistemi HVAC o nei depuratori d’aria portatili è la ionizzazione bipolare (anche definita ionizzazione bipolare ad ago)”. E negli USA, laddove i produttori dispongano di dati per dimostrarne l’efficacia, “questi tipi di dispositivi possono essere immessi sul mercato al fine di rimuovere i virus, incluso SARS-CoV-2, dall’aria o per facilitare la disinfezione delle superfici all’interno della zona trattata”.
Tuttavia, questa è una tecnologia emergente, “per la quale sono disponibili poche informazioni al di fuori delle condizioni di laboratorio.
Inoltre la US EPA sottolinea che “anche la ionizzazione bipolare può generare ozono e altri sottoprodotti potenzialmente dannosi in ambiente indoor, a meno che non vengano prese precauzioni specifiche nella progettazione e manutenzione del dispositivo”.
In definitiva i sistemi su cui si è soffermato l’articolo possono “contribuire a ridurre la carica microbica in ambiente indoor con le necessarie valutazioni e adeguamenti ai diversi ambienti interni (es. sui mezzi di trasporto o nelle classi/uffici)”. Ma si sottolinea, comunque, che “di per sé la filtrazione dell’aria, anche se associata a sistemi di sanificazione mediante ionizzazione, non rappresenta uno strumento sufficiente a garantire la protezione delle persone dal contagio del SARS-CoV-2”.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale del Rapporto che si sofferma anche su vari altri sistemi di sanificazione che “rappresentano esempi di alcune tecnologie disponibili e non devono essere intesi come raccomandati” (trattamenti con ozono, cloro attivo, perossido di idrogeno, radiazione ultravioletta, vapore)”.
(Fonte: puntosicuro)