Prevista dal Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 6 marzo 2017, da oggi è in vigore la riforma del Fondo di Garanzia, uno strumento che ha lo scopo di consentire l’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese tramite la concessione di una garanzia pubblica sul denaro concesso alle imprese da parte delle banche. Le imprese che chiedono supporto al Fondo Centrale di Garanzia non ricevono un contributo in denaro, bensì una garanzia pubblica a fronte di finanziamenti erogati dalle banche; in caso di insolvenza da parte dell’impresa, la banca viene risarcita direttamente dal Fondo Centrale di Garanzia e in caso di esaurimento dei fondi di quest’ultimo, direttamente dallo Stato.
Il nuovo modello prevede un rating con cinque classi di rischio: l’obiettivo è ampliare la platea delle Pmi (nove su dieci, si stima) che potranno beneficiare della garanzia dello stato sui prestiti. Ciò dovrebbe “dare ossigeno” soprattutto a chi difficilmente accederebbe a un finanziamento bancario.
Le soglie di garanzia vengono, in linea generale, abbassate rispetto ad oggi: si passa da coperture dirette tra il 60% e l’80% per tutte le operazioni a nuovi tetti graduali tra il 30% e l’80% in base alla rischiosità e alla tipologia di finanziamento.
Con la riforma, questo strumento dovrebbe produrre innanzitutto un ampliamento dei finanziamenti mobilitati, che potrebbero superare la barriera dei 20 miliardi: nel 2018 ci si è fermati a 19,3 miliardi (di cui 13 garantiti). Una storia iniziata nel 2000, con 368 milioni di finanziamenti mobilitati.
(Fonte: Il Sole 24 ore)