Secondo gli ultimi dati Inail il Bresciano si posiziona secondo su scala nazionale per decessi sul posto di lavoro: 25 casi nel periodo gennaio-ottobre 2019. Peggio solo a Roma (43 eventi nello stesso periodo), mentre il dato nazionale si attesta a 896 infortuni mortali.
Ma quello che fa veramente impressione è l’aumento percentuale dei decessi sul lavoro a Brescia e provincia: +61% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Il manifatturiero e il comparto edilizio rimangono i settori in cui maggiormente si verificano incidenti mortali; una della cause, secondo l’Anmil, è il fatto che in questi settori sono attive molte piccole e medie imprese, che spesso sono meno attrezzate in termini di sicurezza sul lavoro rispetto alle realtà più grandi.
Se è importante inquadrare il fenomeno nel contesto produttivo e sociale, è altrettanto vero che i dati che abbiamo riportato sopra impongono riflessioni serie e azioni che pongano un freno a quella che molti non esitano a definire una vera e propria piaga, un’emorragia.
A peggiorare la situazione sono anche i comportamenti illeciti di alcune imprese, e il fatto innegabile che molte di esse, pur di aggiudicarsi gare e appalti, propongono prezzi talmente bassi da essere insostenibili: spesso in questi casi a farne le spese è la sicurezza, in termini di dispositivi di protezione e di formazione.
La formazione, appunto: da più parti si insiste sul fatto che essa rappresenti la via maestra per tentare di arginare il fenomeno. Non limitandosi ad informare i lavoratori e i responsabili della sicurezza, riempiendoli di nozioni che rischiano di non fare presa, bensì coinvolgendoli e facendogli capire il valore della salute e della vita, anche negli ambienti di lavoro.
(Fonte: Giornale di Brescia)