Giornata mondiale per le vittime sul lavoro: una piaga umana, sociale ed economica

Data pubblicazione: 11/10/2021

Mantenere alta l’attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Fu con questo spirito che settantuno anni fa, nel 1950, venne istituita la Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Nel 2021 non si può certo dire che il problema sia stato risolto; gli ultimi mesi, segnati anche dalla crisi pandemica, ci restituiscono dati discordanti e di difficile interpretazione, che in alcuni casi parlano di aumenti significativi, in altri casi di diminuzioni.

È quanto è emerso anche dall’incontro “Tecnologia e innovazione per migliorare la sicurezza sul lavoro”, organizzato da SAEF in occasione di Fusa Expo, nel quale la Dirigente Territoriale dell’Inail di Brescia ha fornito alcuni importanti dati su infortuni e malattie professionali.

Quanto al 2020, sono state registrate 571mila denunce di infortunio, -11,4% sul 2019, un quarto delle denunce derivano da contagi Covid avvenuti sul lavoro. 375.238 gli infortuni riconosciuti dall’Istituto, il 12,9% con mezzo di trasporto.
1.538 le denunce di morte sul lavoro, +27,6% rispetto al 2019, un terzo dei casi causati dal Covid. 799 i casi accertati, 261 in itinere. 14 incidenti plurimi.

Circa 45mila le denunce di malattia professionale, -26,6%, dei 45mila casi sono stati riconosciuti il 35,34%, 33% in istruttoria. 31.400 le persone con malattia professionale nel 2019, il 38,6% con casi riconosciuti. 900 i lavoratori con malattia asbesto correlata, 912 le morti nel 2019 per malattia professionale riconosciuta, 205 per silicosi/asbestosi.

Pari a 64 milioni di euro le prestazioni sanitarie erogate, l’86% per infortuni. 6.020 prestazioni di assistenza protesica. 670.287 rendite in gestione, per inabilità permanente e ai superstiti al 31 dicembre 2020, 12.300 le rendite di nuova costituzione. Di 1,3 milioni di euro la spesa Inail per le attività di reinserimento e integrazione lavorativa dei disabili da lavoro.

30.900 istanze di riduzione del tasso di tariffa per interventi di riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro presentate dalle aziende nel 2020. Di 27 milioni il fondo per 315mila imprese artigiane con zero infortuni nel 2018-2019. Segnalati dal rapporto i bandi Isi 2020 e Isi agricoltura 2019/2020.

Venendo poi agli “open data” dei primi sette mesi del 2021, in attesa del dato consolidato, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e luglio sono state 312.762 (+8,3% rispetto allo stesso periodo del 2020), 677 delle quali con esito mortale (-5,4%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 33.865 (+34,4%). I dati mensili sono fortemente influenzati dall’emergenza Coronavirus.

Gli open data sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti all’effetto distorsivo di “punte occasionali” e dei tempi di trattazione delle pratiche. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’Inail, sarà quindi necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2021, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia.

Nel numero complessivo degli infortuni sono comprese anche le comunicazioni obbligatorie, effettuate ai soli fini statistici e informativi da tutti i datori di lavoro e i loro intermediari, compresi i datori di lavoro privati di lavoratori assicurati presso altri enti o con polizze private, degli infortuni che comportano un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento.

Ciò premesso, nel periodo gennaio-luglio di quest’anno si registra, rispetto all’analogo periodo del 2020, un aumento delle denunce di infortunio in complesso, un decremento di quelle mortali e una risalita delle malattie professionali.

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di luglio sono state 312.762, quasi 24mila in più (+8,3%) rispetto alle 288.873 dei primi sette mesi del 2020, sintesi di un decremento delle denunce osservato nel trimestre gennaio-marzo (-10%) e di un incremento nel periodo aprile-luglio (+29%) nel confronto tra i due anni.

I dati rilevati al 31 luglio di ciascun anno evidenziano nei primi sette mesi del 2021 un aumento a livello nazionale degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+18,9%, da 33.204 a 39.480 casi), che sono diminuiti del 33% nel primo bimestre di quest’anno e aumentati del 66% nel periodo marzo-luglio (complice il massiccio ricorso allo smart working nello scorso anno, a partire proprio dal mese di marzo), e un incremento del 6,9% (da 255.669 a 273.282) di quelli avvenuti in occasione di lavoro, che sono calati del 10% nel primo trimestre di quest’anno e aumentati del 25% nel quadrimestre aprile-luglio.

Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato del 6,4% nella gestione Industria e servizi (dai 249.499 casi del 2020 ai 265.499 del 2021), del 4,4% in Agricoltura (da 14.797 a 15.450) e del 29,4% nel Conto Stato (da 24.577 a 31.813). Si osservano incrementi generalizzati in quasi tutti i settori produttivi tranne, in particolare, in quello della Sanità e assistenza sociale, che nei primi sette mesi di quest’anno presenta una riduzione del 34,4%  degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2020 (sintesi di un +163% del primo bimestre, di un -67% del periodo marzo-giugno e di un +3% a luglio) pur distinguendosi ancora per numerosità di eventi, dell’alloggio e ristorazione (-6,5%) e dell’amministrazione pubblica (-7,3%).

Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione delle denunce soltanto nel Nord-Ovest (-4,5%), al contrario delle Isole (+16,5%), del Centro (+15,2%), del Sud (+15,0%) e del Nord-Est (+14,0%). Tra le regioni si registrano decrementi percentuali solo in Valle d’Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento e Lombardia, mentre gli incrementi percentuali più consistenti sono quelli di Molise, Basilicata e Campania.

L’aumento che emerge dal confronto dei primi sette mesi del 2020 e del 2021 è legato alla sola componente maschile, che registra un +15,4% (da 173.283 a 199.933 denunce), mentre quella femminile presenta un decremento del 2,4% (da 115.590 a 112.829). L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+7,5%) sia quelli extracomunitari (+14,8%) e comunitari (+2,2%). L’analisi per classi di età mostra un calo solo tra i 15-19enni (-3,7%), con incrementi per la fascia tra i 20 e i 49 anni (+9,7%) e tra gli over 50 (+3,3%).

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro il mese di luglio sono state 677, 39 in meno rispetto alle 716 registrate nei primi sette mesi del 2020 (-5,4%). Il confronto tra il 2020 e il 2021, come detto, richiede però cautela, in quanto i dati delle denunce mortali degli open data mensili, più di quelli delle denunce in complesso, sono provvisori e influenzati fortemente dalla pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare un rilevante numero di “tardive” denunce mortali da contagio, in particolare relative al mese di marzo 2020. Si fa notare, inoltre, che i decessi causati dal Covid-19 avvengono dopo che è intercorso un periodo di tempo più o meno lungo dalla data del contagio.

Ciò premesso, a livello nazionale i dati rilevati al 31 luglio di ciascun anno evidenziano per i primi sette mesi di quest’anno un aumento solo dei casi avvenuti in itinere, passati da 113 a 134 (+18,6%), mentre quelli in occasione di lavoro sono stati 60 in meno (da 630 a 543, -10,0%). La gestione Industria e servizi è l’unica a fare registrare un segno negativo (-10,3%, da 630 a 565 denunce mortali), al contrario dell’Agricoltura, che passa da 55 a 76 denunce, e del Conto Stato (da 31 a 36). Dall’analisi territoriale emerge un aumento nel Sud (da 141 a 192 casi mortali), nel Nord-Est (da 136 a 147) e nel Centro (da 128 a 129). Il numero dei decessi, invece, è in calo nel Nord-Ovest (da 265 a 169) e nelle Isole (da 46 a 40).

Il decremento rilevato nel confronto tra i primi sette mesi del 2020 e del 2021 è legato sia alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 72 a 67 (-6,9%), sia a quella maschile, che è passata da 644 a 610 casi (-5,3%). Il calo riguarda le denunce dei lavoratori italiani (da 609 a 582) e comunitari (da 38 a 23), mentre quelle dei lavoratori extracomunitari passano da 69 a 72. Dall’analisi per età emergono incrementi per le classi 20-29 anni (+7 casi) e 40-54 anni (+38), e decrementi in quelle 30-39 anni (-8 casi) e over 55 (-77 decessi, da 382 a 305).

Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi sette mesi del 2021 sono state 33.865, 8.660 in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+34,4%), sintesi di un calo del 26% nel periodo gennaio-febbraio e di un aumento del 77% in quello di marzo-luglio, nel confronto tra i due anni.

L’incremento registrato tra gennaio e luglio di quest’anno ha interessato sia la gestione assicurativa dell’Industria e servizi (+34,7%, da 20.643 a 27.812 casi), sia quelle dell’Agricoltura (+33,5%, da 4.291 a 5.730) e del Conto Stato (+19,2%, da 271 a 323), e tutte le aree territoriali del Paese: Nord-Ovest (+25,4%), Nord-Est (+42,0%), Centro (+39,3%), Sud (+36,1%) e Isole (+10,5%).

In ottica di genere si rilevano 6.133 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 18.546 a 24.679 (+33,1%), e 2.527 in più per le lavoratrici, da 6.659 a 9.186 (+37,9%). Aumentano sia le denunce dei lavoratori italiani, che sono passate da 23.459 a 31.368 (+33,7%), sia quelle dei comunitari, da 595 a 797 (+33,9%), e degli extracomunitari, da 1.151 a 1.700 (+47,7%).

Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nei primi sette mesi del 2021, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite da quelle del sistema respiratorio e dai tumori.

(Fonte: Inail)