Fondi Ue, Italia al 48,2%: 32 miliardi da spendere in 26 mesi

Al 30 ottobre la spesa certificata a Bruxelles era ferma al 48,2% contro il 57,6% della media Ue. Significa che su un totale di 64,6 miliardi di euro per Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), Fondo sociale (Fse), Garanzia giovani e React-Eu, l’Italia deve spendere quasi 32 miliardi di euro entro dicembre 2023.

I numeri vanno letti con due avvertenze: la prima è che la spesa rendicontata alla Ue è un po’ più bassa di quella effettiva, trasmessa a Bruxelles con qualche mese di ritardo; la seconda è la “distorsione” provocata su alcuni programmi dagli 11 miliardi di React-Eu stanziati nel 2020 per finanziare le misure anti Covid. A livello complessivo, però, l’effetto React è limitato ad un paio di punti percentuali.

Su 51 programmi regionali e nazionali 2014-2020, una trentina è sopra la media nazionale (si veda la tabella in pagina) e tra questi spiccano il Por Piemonte Fse (96,1%) e il Valle d’Aosta Fesr (95%), seguiti dal Lazio Fse. La percentuale di spesa, però, da sola non dice tutto: occorre tenere conto anche della quantità di risorse da spendere.

La fase finale del 2014-2020 si sovrappone non solo all’avvio dei progetti e delle riforme finanziati dai 222 miliardi del Pnrr da spendere entro il 2026, ma anche alla definizione della programmazione 2021-2027 che partirà con inevitabile ritardo. Un ingorgo di risorse e di impegni in cui la pubblica amministrazione fa ancora fatica a muoversi. Entro Natale è attesa la notifica alla Ue dell’accordo di partenariato tra Italia e Ue, che declina la spesa di fondi strutturali per 82 miliardi (se saranno confermati i 40 miliardi di cofinanziamento nazionale). Il negoziato tra governo e regioni si è incagliato sulla concentrazione tematica della spesa, in particolare su transizione verde e digitale. È stato laborioso definire le tabelle finanziarie che fissano quante risorse vanno a ciascun obiettivo. Se, come trapela, gli ostacoli principali sono superati, Bruxelles potrebbe approvarlo nei primi mesi 2022. Tra gli aggiustamenti, la modifica dei programmi nazionali per andare incontro alle richieste delle regioni, che dunque potrebbero avere qualche milione in più da gestire, “sottratto” ai ministeri destinatari del Pnrr.

(Fonte: Il Sole 24 Ore)

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