Il Green Deal europeo ha rilanciato l’economia circolare come una delle dorsali sulle quali costruire lo sviluppo in Europa. Se ne parla tanto, ma tradurre in pratica su scala europea un modello di crescita che sprechi e inquini di meno e riutilizzi di più è una sfida ardua.
“Circular Europe. Come gestire con successo la transizione da un mondo lineare a uno circolare” è uno studio realizzato da Fondazione Enel e The European House Ambrosetti.
Lo studio mette a confronto per la prima volta il livello di avanzamento nei vari paesi dell’Unione e misura i potenziali effetti dell’economia circolare sul Pil e sui posti di lavoro. L’analisi, condotta su un arco temporale di 5 anni, evidenzia che Italia e Spagna hanno un livello di sviluppo medio-alto, mentre la Romania si colloca agli ultimi posti della classifica.
Lo studio rivela inoltre come nel 2018 l’economia circolare sia correlata a 300-380 miliardi di euro di Pil in Europa, di cui 27-29 miliardi in Italia, 10-12 miliardi di euro in Romania e 33-35 miliardi di euro in Spagna. Allo stesso tempo, essa è legata a circa 200 mila posti di lavoro in Italia, 20 mila in Romania, 350 mila in Spagna e fino a 2,5 milioni in Europa. L’impatto sugli investimenti è stato di 8-9 miliardi di euro in Italia, 1-2 miliardi di euro in Romania, 9-11 miliardi di euro in Spagna e un impatto complessivo di 90-110 miliardi di euro nell’Unione Europea nel 2018. Da un’indagine che ha coinvolto 300 business leader europei sulla necessità di sostenere modelli circolari nelle aziende emerge che il 95% del campione considera l’economia circolare una scelta strategica per la propria azienda.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)