Il quadro delle “risorse per le imprese” lo ha costruito il servizio centrale per il Pnrr alla Ragioneria generale, che lo ha presentato nel seminario di Confindustria del 15 novembre.
Va detto che queste risorse sono potenziali, sulla carta. Nel senso che le imprese potranno partecipare o concorrere per acquisire i fondi, ma in alcuni casi non saranno le uniche destinatarie. Nella missione 4, per esempio, per quello che attiene alla ricerca e al trasferimento tecnologico, le imprese presenteranno progetti, a volte insieme a soggetti pubblici, altre volte in competizione.
Spiccano i 13,38 miliardi con cui sono stati rifinanziati nella legge di bilancio 2021 gli incentivi di Transizione 4.0 per il biennio 2021-22 su un totale di rifinanziamento della misura per 18 miliardi.
Anche la seconda posta per dimensione, 6,71 miliardi, è nella Missione 1 sulla digitalizzazione: si tratta degli interventi sulle reti ultraveloci (banda ultralarga e 5G). La Missione 1 totalizza 24,81 miliardi di fondi in cui le imprese sono “destinatari di specifici progetti”, considerando anche la componente della digitalizzazione del settore turistico. È il 61,5% delle risorse della missione. Solo la missione 4, istruzione e ricerca, ha una percentuale che si avvicina, con il 33,1% delle risorse: saranno assegnati tramite bandi pubblicati fra fine 2021 e 2022.
Quanto alla missione 2 sulla transizione ecologica (8,66%) sono stati già pubblicati due bandi relativi ai “progetti faro” per l’economia circolare (600 milioni) destinati ai settori Raee, plastiche, tessile e carta/cartone e agli impianti di gestione dei rifiuti (1,5 miliardi), destinati anche ai concessionari affidatari del servizio integrato.
Nel conto sono comprese le linee di progetto che arrivano direttamente alle imprese, tramite incentivi, contributi o bandi di gara; non le risorse che hanno come destinatario un’amministrazione pubblica, centrale o locale. Le P.a. faranno poi appalti che rientreranno nel circuito economico privato per una via secondaria.
Una situazione particolare è quella della missione 3 sulle infrastrutture sostenibili, dove la gran parte delle risorse sono destinate alla realizzazione di opere ferroviarie, sotto la responsabilità di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) che è una società, ma nel conteggio non rientra come società privata perché svolge un compito da stazione appaltante tipicamente pubblicistico.
Un documento del Mims evidenzia altre risorse destinate alle imprese, collegate ad altre missioni o anche finanziate con risorse nazionali stanziate dal governo come Fondo nazionale complementare (30,6 miliardi).
In questo modo le risorse destinate dai progetti Mims alle imprese salgono a 1,55 miliardi e comprendono: 300 milioni per spingere la creazione di una filiera industriale nazionale di produzione di autobus green, destinati a investimenti infrastrutturali di imprese individuate con bando di gara; 220 milioni per le infrastrutture di gas naturale liquefatto (Gnl) destinati alla navigazione sostenibile; 500 milioni per il refitting ambientale della flotta navale privata; 170 milioni destinati alle imprese logistiche ferroviarie per il rinnovo del materiale rotabile e delle infrastrutture per il trasporto ferroviario intermodale di merci (locomotori, carri, locotrattori, transtainer, gru); infine 110 milioni per la digital innovation dei sistemi aeroportuali in forma di contributi per servizi tecnologici tramite Enav.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)