Promossi e bocciati in base all’impatto ambientale. Incentivi per gli apicoltori nelle zone montane, bonus edilizi, accise ridotte sui carburanti, sgravi per i giovani agricoltori e Iva agevolata sull’energia elettrica. Sono alcuni dei 161 sussidi, diretti o indiretti, in vigore in Italia, che incidono in modo rilevante sull’ambiente. Di questi, 75 sono considerati dannosi verso l’ecosistema e, per il ministero dell’Ambiente, assorbono ogni anno risorse per 19,3 miliardi rispetto ai 41 di budget complessivo destinato a queste misure (il 47 per cento).
La pagella delle agevolazioni è contenuta nel «Catalogo annuale dei sussidi ambientalmente rilevanti» appena pubblicato (riferito a dati 2017) dalla Direzione generale per lo sviluppo sostenibile del Ministero. Nel dettaglio, sono molti i sussidi adottati in Italia che favoriscono lo sviluppo sostenibile, non da ultimo quello sul verde privato introdotto con la legge di Bilancio 2018 e confermato per il 2019, così come tutti i bonus edilizi che – in generale – puntano alla riqualificazione degli immobili.
Molti altri sono invece ritenuti controproducenti per l’ambiente. Ad esempio, i regimi di Iva agevolata (al 4, al 5 o al 10%) su determinati beni e servizi esercitano un effetto sui prezzi, favorendo il consumo di risorse naturali oppure incoraggiando comportamenti sfavorevoli allo sviluppo sostenibile. È il caso – nella valutazione del Ministero – dell’aliquota ridotta sui fertilizzanti per l’agricoltura e sui prodotti fitosanitari, sull’energia elettrica o sui prodotti petroliferi per uso agricolo. Sconti che si applicano anche sulla vendita o locazione di abitazioni di nuova costruzione, invece che promuovere un mercato immobiliare basato sul recupero delle case o delle aree esistenti.
Un altro pacchetto di misure etichettato come dannoso dal catalogo è quello degli “sconti” concessi sulle accise, che sono comunque delle penalizzazioni legate al consumo di carburanti.
Tante, infine, sono le risorse disperse in piccoli rivoli, spesso inefficaci. Basta pensare ai 73 milioni l’anno concessi alla macellazione bovina, a prescindere dai requisiti ambientali: gli allevamenti sono responsabili di rilevanti emissioni in atmosfera.
(Fonte: Il Sole 24 ore)