Il 7 giugno di ogni anno si festeggia la Giornata mondiale per la sicurezza alimentare. La sicurezza alimentare è un concetto multidimensionale che riguarda l’accesso, la disponibilità e l’utilizzo di cibi sicuri, nutrienti e sufficienti per soddisfare le esigenze dietetiche e i gusti delle persone. È uno degli obiettivi fondamentali dello sviluppo sostenibile e rappresenta una sfida critica che coinvolge governi, organizzazioni internazionali, produttori, consumatori e la società nel suo complesso.
Parlando di sicurezza alimentare ci rivogliamo soprattutto alla qualità e la sicurezza degli alimenti stessi nei confronti dei consumatori. Gli alimenti devono essere prodotti, trasformati e distribuiti in modo sicuro, rispettando gli standard di igiene e le norme di sicurezza alimentare. Ciò include la prevenzione di contaminazioni chimiche, fisiche e microbiologiche, l’etichettatura corretta e il monitoraggio della catena di approvvigionamento, per garantire che gli alimenti siano sicuri per il consumo umano.
Per monitorare questi aspetti e garantire un accesso sicuro da parte dei consumatori, in Italia e più in larga scala a livello europeo, vengono applicate una serie di normative e procedure riconducibili al manuale HACCP, che ogni azienda o realtà di produzione, trasformazione o vendita di alimenti deve possedere.
Strettamente correlato al tema della sicurezza alimentare, ed in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, vi è però in contrapposizione uno dei principali ostacoli alla sicurezza alimentare: lo spreco degli alimenti. Lo spreco alimentare si verifica a tutti i livelli della catena di approvvigionamento alimentare, dalla produzione agricola, alla lavorazione, alla distribuzione, alla vendita al dettaglio e al consumo finale. Milioni di tonnellate di alimenti commestibili vengono sprecate ogni anno in tutto il mondo, mentre molte persone soffrono ancora di fame e malnutrizione.
Il collegamento tra sicurezza alimentare e spreco alimentare è quindi evidente. Lo spreco di cibo rappresenta una perdita di risorse preziose, come la terra, l’acqua, l’energia e i nutrienti, che sono stati impiegati per produrre quegli alimenti. Quando gli alimenti vengono sprecati, si sprecano anche i soldi e gli sforzi dei produttori, dei trasportatori e dei venditori che sono stati coinvolti nel processo di produzione e distribuzione. Inoltre, lo spreco alimentare ha conseguenze ambientali negative. La produzione di alimenti richiede l’uso di terreni agricoli, l’energia, l’acqua e altri input, che contribuiscono all’emissione di gas a effetto serra e all’uso eccessivo delle risorse naturali. Lo spreco alimentare contribuisce quindi al cambiamento climatico e all’erosione delle risorse naturali.
Due gravi problematiche legate all’insufficienza degli alimenti, alla malnutrizione e alla fame, che ricordiamo essere uno degli obiettivi dell’Agenda 2030, sono proprio:
1. L’inefficienza delle risorse nella produzione alimentare: Le derrate di origine animale richiedono una quantità di risorse significativamente maggiore rispetto alle derrate vegetali per essere prodotte.
2. Lo spreco alimentare: Circa un terzo degli alimenti prodotti nel mondo per il consumo umano, pari a 1,3 miliardi di tonnellate ogni anno, viene perso o sprecato.
Uno degli obiettivi dell’Agenda di sviluppo sostenibile dell’ONU, più precisamente il N° 12 “Consumo e produzione sostenibile”, si pone come target quello di ridurre a metà lo spreco alimentare globale pro capite nei settori della vendita al dettaglio e dei consumatori, nonché ridurre le perdite di cibo lungo le catene di produzione e fornitura, inclusa la fase post-raccolta, entro il 2030. Se riducessimo lo spreco alimentare a livello mondiale della metà, sposteremmo la Giornata del Consumo della Terra, il cosiddetto “Overshot day”, di 13 giorni.
La riduzione dello spreco alimentare può contribuire significativamente a migliorare la sicurezza alimentare globale. Quando gli alimenti vengono utilizzati in modo efficiente e responsabile, si riduce la pressione sulla produzione alimentare e si garantisce che più persone abbiano accesso a cibi nutrienti.
Fonte: Centro Studi SAEF