Fissare un piano in quattro anni, gli ultimi quattro anni di questa programmazione dei fondi europei, per fare in modo che tutte le risorse vengano utilizzate: è quanto propone il direttore generale per la Politica regionale della Commissione Ue, a Palermo per partecipare all’assemblea della Conferenza delle Regioni periferiche e marittime che si è chiusa il 19 ottobre appena trascorso con l’approvazione del Manifesto di Palermo per una nuova politica regionale in Europa: il documento è stato votato da oltre 280 delegati in rappresentanza delle 160 regioni periferiche e marittime, principalmente appartenenti all’Unione europea. Tra Fesr e Fse l’Italia ha 25 miliardi di fondi europei, di cui 18, cioè tre quarti del totale dei fondi è ancora da spendere.
Uno dei temi sul tavolo riguarda il Sud, ed è stato sollevato qualche giorno fa dalla stessa Commissione di Bruxelles: una parte importante dei fondi potrebbe essere proprio utilizzata per il rilancio del Mezzogiorno.
Altra questione cruciale è quella del ritardo nell’utilizzo dei fondi: il “Piano per il Sud” dovrà essere soprattutto un processo di accelerazione della spesa. Sul punto l’Ue non nasconde la sua preoccupazione, e propone di mettere in atto un piano di quattro anni, durante i quali la larga maggioranza dei fondi dovrà essere utilizzata.
Resta in piedi, ancora, il nodo della spesa addizionale da parte dell’Italia negli investimenti al Sud; un aspetto su cui insiste anche la Regione Sicilia. Nella nota di aggiornamento del Def è tornata l’attenzione per il Sud del Paese ma secondo il governo nazionale le uniche risorse che possono essere messe in campo sono quelle già stanziate, cioè quelle dell’Ue.
La Sicilia, in ogni caso, resta osservata speciale sia per i ritardi nella spesa sia per il blocco delle erogazioni da Bruxelles scattato in seguito alle contestazioni su una parte della spesa del Programma operativo Fesr 2014-2020 certificata a fine 2018.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)