La crescita manifatturiera si rafforza oltre le attese. La rilevazione dell’indice Pmi manifatturiero (indice dei direttori d’acquisto) indica questa direzione sotto più punti di vista. In termini assoluti, portandosi a 55,1 punti, continua a lievitare oltre la quota (50) che nel calcolo separa la crescita dall’arretramento. Ma interessante è anche il trend, che vede l’indicatore in progresso, raggiungendo il livello massimo da quasi tre anni, ovvero da marzo 2018. Per l’attività di fabbrica si tratta del settimo aumento mensile consecutivo, il settimo periodo oltre quota 50.
A giudizio degli analisti il fattore principale della ripresa è stato decisamente la crescita più veloce dei nuovi ordini e l’ulteriore forte aumento della produzione manifatturiera. Secondo le aziende campione, la migliore domanda da parte dei clienti ha spinto l’ultima espansione della produzione e dei nuovi ordini. Le maggiori vendite di inizio 2021 sono dovute inoltre ad una domanda in rafforzamento in arrivo sia dall’Europa che dal Nord America.
Segnali in questo senso erano in parte visibili nell’ultima rilevazione Istat sulla fiducia delle imprese.
Sempre nei dati Istat, la risalita degli ordini è evidente dalle rilevazioni più recenti, con le commesse in crescita tendenziale per il quarto mese consecutivo tra agosto e novembre. Indice degli ordini che, eliminando l’eccezione di agosto (mese di lavoro anomalo rispetto alla media per effetto del lockdown precedente) si porta ai massimi da gennaio 2020. Indicazioni di lenta ripresa per l’Italia arrivano anche dal lato dell’export, con l’ultimo dato extra-Ue di dicembre a segnalare progressi in mercati importanti come Cina e Stati Uniti. Nel complesso le vendite di made in Italy crescono nel mese del 3,1%, dato significativo perché si tratta di un progresso rispetto ad un periodo pre-Covid. All’appello mancano ancora i dati europei di dicembre ma ormai è certo che in termini di vendite oltreconfine il 2020, per quanto drammatico, non potrà risultare devastante come il 2009, quando in 12 mesi il made in Italy perse un quinto del mercato.
In termini di rilevazioni puntuali Pmi il quadro italiano è mediamente superiore in questa fase alle indicazioni che arrivano dall’intera Europa (il nostro indice in termini assoluti è infatti il terzo migliore dopo Olanda e Germania) che pure in termini di indici di fiducia dei direttori d’acquisto si mantiene su livelli confortanti.
Nell’eurozona l’indice è infatti in lieve calo rispetto alla rilevazione di dicembre, anche se ancora saldamente oltre la soglia critica di 50. A rallentare la media è in particolare la Germania, il cui indicatore scende a 57,1 dopo avere segnato a dicembre 58,3, il massimo degli ultimi tre anni.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)