I prestiti garantiti hanno messo al sicuro il tessuto imprenditoriale italiano dalla crisi di liquidità innescata dai lockdown. Ma ora che – come pare – si avvicinano le riaperture e la ripresa, essi possono rivelarsi un’arma a doppio taglio. A meno che il Governo non riesca a individuare e rendere operativi strumenti di supporto, soprattutto per rafforzare le imprese meritevoli dal punto di vista patrimoniale. Lo stato dell’arte lo ha fotografato in modo molto efficace il rapporto presentato da Mcc, che gestisce il fondo di garanzia per le Pmi, e da Svimez e basato sull’elaborazione dei dati sui prestiti garantiti erogati dal fondo alla luce della tassonomia elaborata dal G30. Il documento è stato illustrato alla presenza del Ministro per lo Sviluppo economico, dei vertici di Mcc , di Svimez e dalla vice dg di Bankitalia.
L’indagine calcola che da marzo 2020 ad aprile 2021 hanno avuto accesso ai finanziamenti oltre 200 mila imprese con un fatturato di circa un milione di euro (oltre 1,8 milioni domande presentate al 10 aprile, per un controvalore di 153 miliardi). Utilizzando la tassonomia del G30 il report ha suddiviso queste aziende in 5 classi, da quelle con un’ottima redditività, bassa esposizione finanziaria e facile accesso al credito fino alle imprese con redditività bassa, basso grado di autonomia, forte esposizione finanziaria e poca liquidità. Secondo l’indagine se non ci fossero stati i prestiti garantiti 67mila di imprese, facenti parti delle classi intermedie (redditività buona o discreta ed indebitamento ancora sostenibile) sarebbero scese di categoria e almeno 56 mila sarebbero finite nella classe peggiore. In termini di effetti sui bilanci delle imprese emerge uno scenario impressionante: i ricavi delle vendite e delle prestazioni sarebbero scesi del 9,47%; il valore aggiunto sarebbe diminuito del 14,28%; il Margine operativo lordo del 24,69%; il Reddito operativo si sarebbe contratto del 35,87%; l’utile o perdita di esercizio sarebbe crollato del 72,70%; il totale delle attività sarebbe diminuito del 6 per cento.
Nella meccanica l’impatto sarebbe stato su quasi 7 mila imprese, nel manifatturiero oltre 12 mila, 4.500 nelle costruzioni, 6.700 nella ristorazione. Cosa sarà di loro quando le misure di supporto saranno ritirate? Secondo il report, è auspicabile una selezione settoriale per scegliere gli interventi di supporto, perché la pandemia ha colpito in modo diverso a seconda dei comparti e diversa è la dinamica attesa del fatturato, variabile che incide sulla possibilità o meno di un’attività produttiva di riprendersi.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)
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