Vanno sotto il nome di “work-life balance”, che si può tradurre con conciliazione vita-lavoro, le nuove misure approvate dal Parlamento di Bruxelles lo scorso 4 aprile, volte a stabilire le prescrizioni minime relative al congedo parentale che tutti gli Stati membri dovranno adottare entro tre anni.
La direttiva definisce una combinazione di misure finalizzate a ridurre le discriminazioni di genere in ambito famiglia/lavoro. Ecco le principali novità che sono state introdotte:
Entro tre anni, dunque, il congedo di paternità dovrà adeguarsi ai nuovi requisiti minimi: almeno dieci giorni lavorativi, retribuzione minima pari all’indennità di malattia, utilizzo nel periodo di nascita del figlio (gli stati membri possono decidere se prevederlo interamente dopo la nascita o comprendere anche periodi antecedenti). Spetta anche al secondo genitore equivalente (nel caso di coppie gay) e deve essere concesso a prescindere dallo stato civile o di famiglia, come definito dal diritto nazionale. Le legislazioni nazionali potranno stabilire altri dettagli: frazionabilità, periodi alternati, tempo parziale.
Novità anche in materia di congedo parentale: sale a due mesi il periodo minimo non trasferibile da un genitore all’altro.
Infine, c’è una norma sui caregiver, in base alla quale ogni lavoratore (uomo o donna) ha diritto ad almeno 5 giorni all’anno di permesso per assistere parenti o familiari malati.
(Fonte: pmi.it)