Nel primo trimestre 2020, da Milano a Palermo, le imprese offriranno oltre 1,1 milioni di opportunità lavorative. Di queste, il 30,6% – circa 355mila posizioni – rischiano seriamente di rimanere “vuote” per mancanza di candidati. Tra i giovani sono praticamente “introvabili” tecnici, diplomati e Its.
Tra le nuove professioni, legate soprattutto all’innovazione 4.0, sono richiestissimi (e difficili da reperire) data scientist e data analyst, ingegneri con preparazione digitale, operai specializzati, chimici, esperti in marketing, modellisti di capi di abbigliamento, addetti alle lavorazioni dei prodotti alimentari, solo per citarne alcuni.
La scorsa estate ha suscitato stupore la notizia che a Milano sono divenuti introvabili persino i “ragionieri” (oggi l’istituto tecnico di riferimento ha cambiato nome, “Amministrazione, finanza e marketing”).
Il grido d’allarme, in realtà, arriva da tutto il Centro-Nord, e soprattutto da tutti i settori “core” della manifattura italiana (quella, per intenderci, che spinge il Pil nazionale). In regioni come il Friuli-Venezia Giulia, l’Umbria, il Piemonte, il Veneto, l’Emilia-Romagna, ormai il “mismatch” oscilla tra il 35 e il 38,6%.
Nella meccanica la figura più richiesta è il tecnico in campo ingegneristico; nell’alimentare si cercano gli addetti alla lavorazione del prodotto alimentare; nel legno-arredo gli attrezzisti e tecnici del trattamento del legno; nella chimica l’analista chimico e il tecnico di laboratorio; nella moda i modellisti e i prototipisti; nell’Ict gli analisti programmatori e gli sviluppatori di software e app.
Inoltre, i laureati in materie Stem (Science, technology, engineering and mathematics) sono pochissimi in Italia: da noi ogni anno si laureano in queste discipline solo l’1,4% dei ragazzi tra i 20 e i 29 anni. In Germania si sale al 3,6% e nel Regno Unito al 3,8%.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)