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Il Parlamento UE ha approvato il 10 febbraio, a larga maggioranza, il regolamento sulla governance per l’istituzione del “Dispositivo per la ripresa e la resilienza” che, con 672,5 miliardi di euro (360 in prestiti e 312,5 in sovvenzioni), sosterrà gli investimenti e le riforme degli Stati membri. A seguito dell’approvazione l’Italia potrà presentare, in via ufficiale entro il 30 aprile 2021, il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, per definire un pacchetto di riforme e investimenti pubblici riconducibili a sei pilastri: transizione verde, trasformazione digitale, crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, coesione sociale e territoriale, salute e resilienza economica.

Spetta ora al Consiglio UE approvare formalmente l’accordo raggiunto. L’approvazione del Parlamento europeo apre la strada all’entrata in vigore del dispositivo nella seconda metà di febbraio. Ciascuno Stato membro potrà quindi presentare ufficialmente il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) che sarà valutato della Commissione e adottato dal Consiglio.

Il 70% delle sovvenzioni (218,7 miliardi di euro) dovrà essere impegnato nel 2021 e nel 2022 secondo criteri di assegnazione predeterminati (popolazione, inverso del PIL pro capite e tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni rispetto alla media UE 2015-2019), mentre il 30% nel 2023 tenendo conto del calo del PIL nel 2020 e nel periodo cumulato 2020-2021.

L’erogazione dei prestiti, da richiedere entro il 31 agosto 2023, è subordinata alla stipula di un accordo tra lo Stato membro e la Commissione. Il volume massimo dei prestiti per ciascuno Stato membro non dovrà superare il 6,8% del suo reddito nazionale lordo (RNL) nel 2019, ma tale limite può essere aumentato in circostanze eccezionali da valutare caso per caso.

È prevista, inoltre, la possibilità di ottenere prefinanziamenti che verrebbero versati nel 2021, previa approvazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, per un importo pari al 13%. Va poi ricordato come il sostegno finanziario del Dispositivo non può sostituire la spesa nazionale ricorrente di bilancio, se non in casi debitamente giustificati, deve rispettare il principio di addizionalità dei finanziamenti dell’Unione, ossia può aggiungersi al sostegno fornito da altri fondi e programmi dell’Unione a condizione di non coprire lo stesso costo. Ultimo, ma non per importanza deve sostenere misure che rispettino il principio di “non arrecare un danno significativo” agli obiettivi ambientali dell’Unione.

Per accedere ai fondi ciascuno Stato membro dovrà predisporre un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR – Recovery and Resilience Plan) per definire un pacchetto coerente di riforme e investimenti pubblici per il periodo 2021-2026, che può includere anche regimi pubblici volti a incentivare gli investimenti privati, purché in linea con la disciplina degli aiuti di Stato. Il piano dovrà in particolare spiegare come rappresenti una risposta globale e adeguatamente equilibrata alla situazione economica e sociale dello Stato membro e dettagliare i progetti, le misure e le riforme previste in aree di intervento riconducibili a sei pilastri:

  1. transizione verde;
  2. trasformazione digitale;
  3. crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, compresi coesione economica, occupazione, produttività, competitività, ricerca, sviluppo e innovazione e un mercato unico ben funzionante con PMI forti;
  4. coesione sociale e territoriale;
  5. salute e resilienza economica, sociale e istituzionale, anche al fine di aumentare la capacità di reazione e la preparazione alle crisi;
  6. politiche per la prossima generazione, infanzia e gioventù, incluse istruzione e competenze.

Altro requisito è quello per cui deve essere coerente con le sfide e le priorità specifiche per Paese individuate nel contesto del semestre europeo.

Per quel che riguarda l’Italia va ricordato come i principali indirizzi suggeriti siano un aumento della produttività e della competitività a beneficio del sistema di imprese, una maggiore efficienza della pubblica amministrazione, la riforma delle politiche attive del lavoro per sostenere l’occupazione, una revisione del sistema fiscale per ridurre il peso della tassazione sul lavoro.

Il PNNR deve dedicare poi almeno il 37% della dotazione al sostegno della transizione verde, compresa la biodiversità e almeno il 20% alla trasformazione digitale.

Il Piano dovrà essere presentato, anche all’interno dei Programmi nazionali di riforma, in via ufficiale entro il 30 aprile 2021. Una volta presentato, sarà valutato dalla Commissione europea entro due mesi (anche se lo Stato membro interessato e la Commissione possono concordare di prorogare tale termine) e successivamente approvato dal Consiglio dell’UE, a maggioranza qualificata entro 4 settimane dalla proposta della Commissione.

La valutazione positiva da parte della Commissione delle richieste di pagamento che possono essere presentate dagli Stati membri su base semestrale sarà subordinata al raggiungimento di pertinenti traguardi intermedi e finali.

(Fonte: Ipsoa)

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