Hai bisogno di aiuto?

Pasquale Salzano ha lasciato esattamente dodici mesi fa la guida dell’ambasciata italiana a Doha, in Qatar, dove era arrivato due anni prima dopo una lunga esperienza in Eni, per intraprendere la nuova sfida di presidente della Simest, il perno del patto per l’export, fortemente voluto dal ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, e sostenuto dall’intero governo.

Quale sarà il futuro di Simest?

Oggi riceviamo e valutiamo l’interesse delle imprese a intervenire nei mercati esteri. Il passo in più che vorremmo e potremmo fare è quello di essere più proattivi e di andare noi a intercettare le possibili opportunità di investimento sui mercati internazionali per le piccole e medie aziende della penisola.

Un ruolo simile, però, presuppone un grande sforzo e significativi investimenti. Come vi muoverete?

Ci stiamo ancora ragionando, ma è un sistema che può essere messo in pista in stretto raccordo con il ministero degli Affari esteri e in partnership con Cdp, Sace e Ice. Ed è una risposta che si costruisce disponendo di due tipi di informazione: una profonda conoscenza del tessuto economico-industriale italiano e delle sue imprese unita a una conoscenza altrettanto approfondita dei mercati settoriali esteri grazie a un network di esperti che agiranno in collaborazione con la rete della Farnesina.

C’è un gap di conoscenza che andrebbe colmato…

L’impresa, soprattutto quella medio-piccola, spesso non ha un approccio consapevole rispetto alla possibilità di investire al di fuori dei confini nazionali. E, invece, bisogna conoscere il contesto, studiare il paese verso cui ci si muove e chiedere aiuto a chi può garantire un efficace sostegno. E Simest può essere anche un advisor istituzionale, e non soltanto un partner di lungo periodo nel capitale delle aziende.

Quante sono le imprese che hanno Simest nel loro azionariato?

Il nostro portafoglio equity consta di circa 250 partecipazioni (promosse da circa 200 imprese) per un investimento complessivo di circa 730 milioni distribuito in tutti i cinque continenti. Si tratta di un supporto concreto e importante, soprattutto per le pmi e per le imprese familiari, che, sebbene riescano a essere indubbie protagoniste del nostro export nel mondo, spesso, a causa della dimensione ridotta, hanno difficoltà a realizzare investimenti diretti oltreconfine.

Veniamo al Fondo 394: i finanziamenti agevolati hanno registrato un boom di domande. A cosa attribuisce questo successo?

Credo sia la dimostrazione della determinazione delle imprese italiane a non volersi fermare davanti alle attuali difficoltà. E il forte potenziamento e il profondo rinnovamento degli strumenti di finanziamento agevolato gestiti da Simest per conto del Maeci hanno rappresentato una risposta tempestiva contro la crisi. In particolare, le notevoli agevolazioni introdotte, come la possibilità di avere accesso senza garanzie e di ricevere una quota a fondo perduto fino al 50%, li hanno indubbiamente resi ancora più vantaggiosi e appetibili.

Che tipo di aziende hanno chiesto aiuto a Simest?

Circa il 90% delle domande ricevute provengono da piccole e medie imprese, attive in alcuni tra i settori di eccellenza del made in Italy nel mondo (macchine utensili, meccanico, tessile, agroalimentare, automotive) e circa l’85% delle aziende che ha attivato il supporto della Simest lo ha fatto per la prima volta in questo contesto.

Ritiene ci siano margini, una volta esaurita la deroga concessa dal Temporary Framework, per continuare ad assicurare una quota consistente di fondo perduto?

Al termine di questo regime – che ci ha consentito di estendere fino a 800 mila euro il tetto massimo di agevolazione complessiva per ciascuna impresa -, potremo tornare a erogare quote di finanziamento a fondo perduto nel rispetto della normativa “de minimis”, per un importo più contenuto ma indubbiamente rilevante per le nostre imprese, in particolare per le pmi.

A fine ottobre, avete dovuto temporaneamente interrompere la ricezione delle domande per l’accesso ai finanziamenti agevolati per l’esaurimento delle risorse disponibili. Cosa succederà se il Fondo 394 non sarà ulteriormente rimpinguato?

Simest si sta facendo portavoce della domanda che giunge dal mondo delle imprese, soprattutto di piccola e media dimensione, di non far venire meno il supporto individuando risorse aggiuntive in grado di soddisfare anche le nuove richieste di finanziamento per il 2021, continuando a sostenere gli sforzi di internazionalizzazione delle nostre aziende nel percorso verso la ripresa.

(Fonte: Il Sole 24 Ore)

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